Dopo quasi vent’anni di lavoro nello stesso locale, una cameriera ha vinto la causa contro il suo licenziamento e riceverà più di 14.000 euro. Il Tribunale Superiore di Giustizia (TSJ) di La Rioja ha confermato la nullità del licenziamento di una lavoratrice con 18 anni di anzianità nel personale notturno di una discoteca. L’azienda l’aveva accusata di aver trattenuto una banconota da 20 euro consegnata da un cliente, ma la giustizia ha concluso che non c’erano prove sufficienti e ha condannato l’azienda a pagarle 14.175,63 euro di risarcimento. La dipendente lavorava in quel posto dal luglio 2007 con contratto a tempo indeterminato e a tempo pieno. È stata licenziata nell’agosto 2015 dopo che, secondo la lettera di licenziamento, durante il pagamento di una cena era scomparsa una banconota che è poi stata ritrovata nella sua borsa. Il cliente lo ha identificato come suo e la direzione ha ritenuto che si trattasse di una “grave” mancanza, licenziandola immediatamente per “appropriazione” di denaro dalla cassa. Fin dal primo momento, la lavoratrice ha negato di aver preso il biglietto e ha permesso che la sua borsa fosse perquisita, affermando di non sapere come fosse finito lì. La Polizia Nazionale e la Polizia Locale sono intervenute e, alcuni giorni dopo, la dipendente ha denunciato che qualcuno aveva inserito la banconota con l’intenzione di provocarne il licenziamento. La sentenza sottolinea anche che l’azienda le aveva già comunicato in precedenza una riduzione dell’orario di lavoro e altre sanzioni disciplinari. Dopo il fallimento della mediazione, ha deciso di adire le vie legali per ottenere il riconoscimento del licenziamento come ingiustificato.

Cosa ha deciso la giustizia

Il Tribunale del Lavoro n. 2 di La Rioja ha dichiarato il licenziamento ingiustificato, ritenendo che i fatti non fossero sufficientemente provati. L’unico fatto provato era che la lavoratrice aveva incassato il conto e aveva messo i soldi nei vassoi accanto alla cassa, alla quale non era autorizzata ad accedere. Non è stato dimostrato che avesse prelevato il biglietto né che avesse accesso al luogo in cui è stato successivamente ritrovato.

Per il giudice, il ritrovamento del biglietto nella sua borsa non costituiva una prova sufficiente per ritenerla responsabile del presunto furto. Pertanto, ha condannato l’azienda a scegliere tra la sua riammissione con il pagamento degli stipendi non percepiti o il risarcimento di 14.175,63 euro.

Il Tribunale Supremo di La Rioja ha riesaminato il ricorso dell’azienda e ha confermato integralmente la sentenza, sottolineando che l’onere della prova spettava al datore di lavoro e che quest’ultimo non aveva fornito prove sufficienti per dimostrare l’appropriazione. Ha concluso che il licenziamento era ingiustificato e ha respinto tutte le argomentazioni della difesa dell’azienda.