Per ricevere la pensione, i lavoratori autonomi devono essere in regola con i pagamenti; in caso di quote pendenti, viene inviato un “invito al pagamento” con 30 giorni di tempo per regolarizzare la posizione. La previdenza sociale può negare la pensione di anzianità a coloro che sono stati lavoratori autonomi se non sono in regola con i pagamenti, anche se hanno raggiunto l’età pensionabile e hanno maturato più di 40 anni di contributi. L’articolo 47 della Legge Generale sulla Previdenza Sociale richiede di essere in regola quando il lavoratore stesso è responsabile del versamento dei propri contributi. Si tratta del principio di contributività: i lavoratori autonomi contribuiscono per la loro futura pensione e sono responsabili del pagamento dei propri contributi mensili. Pertanto, se al momento della richiesta di pensionamento esistono contributi non versati, non sorge il diritto alla prestazione. Non si tratta di una semplice sospensione; il debito impedisce il riconoscimento stesso della pensione fino al suo pagamento. Per i lavoratori dipendenti, invece, l’obbligo di versare i contributi spetta all’azienda.

Come funzionano l’invito al pagamento e il termine improrogabile di trenta giorni

Cosa succede se richiedi la pensione e risulta un debito? Non c’è un rifiuto automatico. L’ente gestore invia un “invito al pagamento” che specifica l’importo dovuto e concede trenta giorni di calendario, non prorogabili, per mettersi in regola. La procedura, disciplinata dall’articolo 47, segue questi passaggi:

  • Notifica del debito e del suo importo da parte della previdenza sociale.
  • Concessione di un termine non prorogabile di 30 giorni di calendario per il pagamento.
  • Se l’importo viene pagato per intero entro il termine, si è considerati in regola e la procedura prosegue.
  • In caso di mancato pagamento, la pensione viene formalmente negata e sarà necessario presentare una nuova domanda.

Se la regolarizzazione non avviene in tempo, la domanda sarà respinta e, una volta pagato il debito, sarà necessario presentare una nuova richiesta. In poche parole: il tempo inizia a scorrere dal primo giorno.

Esempio pratico: un debito non pagato che porta al rifiuto e alla perdita delle mensilità

Un commerciante autonomo raggiunge l’età pensionabile con 35 anni di contributi e 3.000 euro di debiti. Richiede la pensione e riceve l’«invito al pagamento» con 30 giorni di tempo. Confida di negoziare una proroga e lascia scadere il termine; il 31, la previdenza sociale nega la pensione perché non è in regola. Dovrà quindi pagare e presentare una nuova domanda, perdendo almeno uno o due mesi che avrebbe già percepito se avesse regolarizzato la sua posizione in tempo. Duro, ma chiaro.