- Il tribunale non gli permette di continuare a lavorare perché non potrà raggiungere gli anni minimi di contribuzione
La giustizia impedisce a un insegnante di continuare a lavorare fino a 70 anni e lo priva del diritto alla pensione di anzianità per mancanza di contributiLa giustizia impedisce a un insegnante di continuare a lavorare fino a 70 anni e lo priva del diritto alla pensione di anzianità per mancanza di contributi. Godere di una buona pensione è l’obiettivo di milioni di persone. Per raggiungerlo, molti lavorano per decenni con l’obiettivo di raggiungere sia l’età che gli anni di contributi necessari per porre fine alla loro carriera e godersi la pensione. Il problema sorge quando non vengono soddisfatti i requisiti minimi e il lavoratore rimane senza la tanto agognata prestazione. È proprio quello che è successo a un insegnante che voleva prolungare la sua vita lavorativa per raggiungere il tempo contributivo necessario e avere così diritto a una buona pensione. Tuttavia, la giustizia non ha permesso al docente, che lavorava nella provincia di Crotone, di continuare a lavorare, poiché ha superato il limite massimo di età per rimanere in servizio.
Approfondimento
Secondo quanto riportato da Orizzonte Scuola, la Corte d’Appello di Catanzaro ha respinto definitivamente il ricorso di un insegnante calabrese che voleva prolungare la sua vita lavorativa per soddisfare i requisiti per andare in pensione. In Italia, le condizioni per accedere alla pensione ordinaria sono avere almeno 67 anni e aver maturato almeno 20 anni di contributi. Il problema è che il professore non aveva maturato 20 anni di contributi quando ha compiuto 67 anni, quindi voleva continuare a lavorare per soddisfare entrambe le condizioni.
Con questo obiettivo, l’uomo ha rifiutato il pensionamento, previsto per il 2022, anno in cui avrebbe compiuto 67 anni. D’altra parte, aveva maturato solo 12 anni di contributi, quindi avrebbe dovuto lavorare fino a 75 anni. Un’idea che la giustizia italiana ha respinto perché la legge fissa un limite massimo di età per continuare a lavorare nell’insegnamento pubblico, che, salvo alcune eccezioni, è di 70 anni.
La storia si complica se si considera che in Italia esiste la cosiddetta pensione contributiva di vecchiaia, secondo la quale è possibile accedere alla pensione a 71 anni e con soli 5 anni di contributi. Questo era l’obiettivo del professore, ma non ha tenuto conto del fatto che per farlo è necessario che tutti i contributi siano successivi al 1996, mentre lui aveva lavorato molto più tardi. Il tribunale ha respinto la proposta del docente perché, nel suo caso, la norma “non introduce una riduzione del periodo minimo di contribuzione a 5 anni, invece di 20”.
La decisione della giustizia
I giudici hanno stabilito che il professore non poteva continuare a esercitare la professione e hanno sostenuto che anche a 71 anni il professore non avrebbe raggiunto l’anzianità minima richiesta. D’altra parte, hanno ricordato che il diritto di rimanere in servizio è consentito solo “fino al raggiungimento di tale anzianità minima e, in ogni caso, non oltre i settant’anni”.
In conclusione, l’uomo non potrà continuare a lavorare come insegnante né avrà diritto a ricevere una pensione contributiva. Dovrà invece accontentarsi di una prestazione non contributiva, che come prevedibile è più bassa e dipende inoltre dal reddito e dalla residenza del pensionato.