Si tratta di una delle scoperte più importanti della storia dell’umanità, che è stata oggetto di numerosi tentativi di furto. Più di un secolo fa, una scoperta nel cuore dell’Egitto cambiò per sempre la storia dell’archeologia. Nel 1922, il ricercatore britannico Howard Carter scoprì la tomba del faraone Tutankhamon nella Valle dei Re, vicino a Luxor. Al suo interno furono rinvenuti più di 5000 oggetti funerari, molti dei quali realizzati in oro massiccio, per un peso totale superiore ai 110 chili. Tra i pezzi più iconici figurano la famosa maschera funeraria, del peso di 11 chili d’oro, insieme a un sarcofago massiccio, troni, gioielli, amuleti, carri da guerra ed elementi rituali che avrebbero accompagnato il giovane faraone nel suo viaggio nell’aldilà. Secondo calcoli basati sul prezzo attuale dell’oro, solo il metallo prezioso della tomba avrebbe un valore di oltre 90 milioni di dollari. Al di là del suo elevato valore, la scoperta stupisce ancora per il suo stato di conservazione e il suo simbolismo. National Geographic ha sottolineato che la tomba è rimasta praticamente intatta dal 1323 a.C., data della morte di Tutankhamon, protetta dal clima secco del deserto e nascosta sotto le macerie per oltre 3000 anni. La scoperta fu così impressionante che lo stesso Carter, quando si affacciò per la prima volta nella camera funeraria e la illuminò con una torcia, pronunciò una frase che è passata alla storia: “Vedo cose meravigliose”. Paradossalmente, l’Egitto, che custodisce uno dei tesori più preziosi del mondo, deve affrontare gravi problemi economici e sociali. Secondo i dati del 2024 del portale economico Datos Macro, il 26,3% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e un altro 20% si trova vicino a tale soglia. Le disuguaglianze sociali aggravano le difficoltà, nonostante l’Egitto sia considerato un’economia emergente e la seconda più grande dell’Africa.

Perché la tomba di Tutankhamon è considerata un patrimonio intoccabile?

Sebbene il ritrovamento sia stato effettuato da una spedizione britannica, il governo egiziano non ha mai permesso che i reperti uscissero legalmente dal Paese. All’epoca esisteva il sistema del “partage”, che divideva i tesori tra archeologi e autorità locali, ma l’impatto della scoperta ha portato l’Egitto a trattenere l’intero bottino.

Oggi, la maggior parte del tesoro di Tutankhamon è conservato ed esposto al Museo Egizio del Cairo, mentre alcuni reperti viaggiano in mostre internazionali sotto strette misure di sicurezza. Nel corso degli anni, le autorità hanno rifiutato offerte milionarie per acquistarlo, sostenendo che il suo valore culturale è incalcolabile e che costituisce un emblema dell’identità nazionale.

A loro volta, ci sono stati numerosi tentativi di furto di queste reliquie. Persino Howard Carter stesso è stato accusato di furto in una lettera scritta da Sir Alan Gardiner, un eminente filologo inglese, membro del suo team di ricerca e che lo aiutò a tradurre i geroglifici della tomba risalente a 3300 anni fa. Secondo l’uomo, il ricercatore gli avrebbe consegnato un amuleto che veniva usato per le offerte ai morti, anche se gli aveva assicurato che “non proveniva dalla tomba”.