Le ultime campagne di scavo a Fiumana rivelano un prestigioso complesso termale: un ritrovamento archeologico che illumina lo splendore dell’Impero Romano. L’Impero Romano è una fonte inesauribile di sorprese. Nell’estate del 2025, la quarta campagna di scavi nella villa romana di Fiumana (Predappio, in provincia di Forlì-Cesena) si è conclusa con una scoperta senza precedenti. Gli archeologi hanno trovato un imponente complesso termale che si estende per oltre cinquanta metri. Sotto la meticolosa direzione del professor Riccardo Villicich, archeologo classico e docente di metodologia della ricerca archeologica all’Università di Parma, e con il sostegno delle istituzioni pubbliche, il team è riuscito a ricostruire il tracciato architettonico e funzionale di questa struttura monumentale.
Un’architettura in evoluzione per oltre cinque secoli
Questa campagna archeologica, che si è svolta per sei settimane tra giugno e luglio 2025, ha permesso di identificare il segmento sud-occidentale del complesso termale, compreso l’ingresso e i percorsi interni che partivano dal grande patio centrale aperto. Tale schema architettonico rivela un progetto innovativo. Dal cortile si accedeva alle sale absidali e a una serie di sale calde orientate verso nord. Questa disposizione conferma il lungo utilizzo dell’edificio in epoca tardoantica.
Uno degli aspetti più notevoli riguarda la superficie dell’edificio: supera i cinquanta metri di lunghezza, segno della grandezza raggiunta dal complesso termale. Nonostante il saccheggio dei pavimenti in marmo del V secolo, di cui rimangono solo numerosi frammenti, gli archeologi hanno potuto documentare tre fasi costruttive precedenti.
La villa originaria risale all’epoca augustea. Successivamente, subì una ristrutturazione in epoca imperiale medievale e una riforma globale, già nel III secolo, volta a ripristinare le terme. Questo vero e proprio “patchwork termale”, che abbraccia più di cinque secoli, trova la sua spiegazione nella probabile presenza di acque di risorgiva, forse termali, ancora presenti nel sito.
Inoltre, sono state recuperate tre tombe, due delle quali infantili, nonché frammenti funerari con iscrizioni ed elementi decorativi. Queste testimonianze rafforzano l’idea che il luogo fosse adibito ad uso domestico, rituale e ricreativo nella tarda antichità romana.
Il complesso fa parte di un ambiente architettonico polivalente. Sono stati identificati almeno due padiglioni: il famoso “quadrifoglio di pietra”, la cui funzione esatta è ancora oggetto di studio, e il settore termale scavato durante la quarta campagna.
Secondo i dati stratigrafici, la villa raggiunse la sua fase finale sotto forma di palatium, forse legato alla corte imperiale di Ravenna della prima metà del V secolo. La quinta campagna ha come obiettivo lo scavo estensivo delle terme del Palatium, con l’intenzione di trasformarle in uno spazio museale.
Scoperte chiave nelle campagne precedenti
Durante la terza campagna di scavo, condotta nell’agosto 2024, è stato rinvenuto il cosiddetto quadrifoglio di pietra, una struttura architettonica dal tracciato insolito, ancora poco esplorata. È stato inoltre identificato il padiglione termale, a circa 120 metri a est del quadrifoglio.
Lo scavo ha permesso inoltre di recuperare un borsellino con una trentina di monete. Si ritiene che sia stato perso da uno degli operai romani che hanno partecipato ai lavori di ristrutturazione dell’edificio. Il borsellino è stato trovato in strati sigillati che hanno fornito una datazione precisa. Le monete più recenti appartenevano al regno dell’imperatore Valentiniano III (425-455 d.C.), il che suggerisce un uso tardoantico del complesso, quando Ravenna divenne la capitale dell’Impero Romano d’Occidente.
Lusso, simbolismo e reti imperiali
La grandezza del complesso, insieme al lusso dei materiali utilizzati – marmi provenienti dall’Asia, dalla Grecia, dall’Africa e persino dalle cave imperiali d’Egitto – e le sofisticate soluzioni architettoniche dei padiglioni, indicano una commissione di grande portata, forse legata alla corte di Ravenna .
Inoltre, già all’epoca erano state documentate fasi di occupazione precedenti, che dimostrano come la villa tardoantica si sovrapponga a un complesso augusteo e a un altro di epoca medioimperiale. Inoltre, i reperti archeologici suggerivano un uso dello spazio che poteva risalire addirittura all’epoca repubblicana. Lo suggerisce la presenza di un basamento in pietra di grandi blocchi e di un lungo muro, che potrebbe essere appartenuto a una grande piscina.
Un patrimonio archeologico in espansione
In conclusione, la quarta campagna di scavi nella villa romana di Fiumana ha portato alla luce un complesso termale monumentale, la cui ricca architettura e sofisticata costruzione lo rendono una testimonianza eccezionale della storia imperiale tardoantica nella penisola italiana.
La continuità d’uso di questo spazio come luogo termale, dall’epoca augustea fino al V secolo d.C., rivela una longevità insolita e una notevole unicità archeologica. I reperti precedenti, insieme a quelli più recenti, mostrano una storia ricca e complessa.
Con lo sguardo rivolto al futuro, la quinta campagna aggiungerà una nuova dimensione alla diffusione della conoscenza. La musealizzazione dei reperti renderà accessibile al pubblico questo prezioso patrimonio. L’eredità di Fiumana promette di diventare un punto di riferimento per lo studio del mondo residenziale tardo-romano.